Nell'Ottocento la povertà affligge le zone rurali del Friuli e della vicina Carnia, con le sue aspre montagne dove dimorano esseri soprannaturali. È in questo contesto storico e geografico, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, che nascono le "scarpez", dette anche "friulane", simbolo di un'economia di sussistenza piena di forza, resistenza e dignità. Le donne, tra i loro cento e uno compiti, sono la forza trainante di queste creazioni. Realizzandoli con materiali riciclati, lavorano con precisione certosina vicino al focolare, affinché possano essere indossati soprattutto nella stagione calda dai bambini e dagli adulti delle grandi famiglie patriarcali. Negli anni Cinquanta la tradizione si consolida e si perfeziona sia nella tecnica costruttiva che nella scelta dei materiali.

È pronta una scarpa/sciarpa versatile che sta diventando sempre più popolare per il suo comfort e la sensazione di libertà che dà a chi la indossa. 



Il Friuli incontra Venezia

Nella città insulare di Venezia si apre un nuovo capitolo della storia delle friulane. Negli anni '60 appaiono in vendita sul Ponte di Rialto. Sono state portate qui da una famiglia del nord-est del Friuli che ha capito che Venezia poteva essere la città più adatta per indossarle e quindi venderle. Infatti, i gondolieri sono i primi a salire a bordo, e amano indossarli perché sono antiscivolo, stabili e sono morbidi nei confronti della preziosa vernice della loro preziosa imbarcazione, simbolo della Repubblica Serenissima.  



Indossato a Venezia

Ormai conosciute a Venezia, e quindi in dialetto, come le friulane, le ciabatte iniziano a fiorire in quell'aria cosmopolita di Venezia sul ponte più famoso del mondo, diventando via via le icone di una bellezza esclusiva e sostenibile. Realizzate secondo principi ecologici, con il riutilizzo di materiali pregiati e l'impiego di metodi tradizionali, e poi con l'introduzione di innovazioni sostenibili, le friulane veneziane sono acquistate e apprezzate da molte persone che vivono a Venezia, o che vengono qui da altre graziose capitali del mondo. Le indossano, ad esempio, i direttori d'orchestra che calcano il palcoscenico del Teatro La Fenice, ma anche gli assidui frequentatori dei teatri, che le indossano sempre nere.



La bellezza della povertà

Poi ci sono i poeti e gli artisti che le indossano mentre passeggiano, magari persi nella contemplazione, tra i meandri dei vicoli. Le loro friulane veneziane, di vari colori e texture, comunicano loro le vibrazioni del terreno. Anche gli imprenditori amano le loro friulane per la loro flessibilità ed eleganza; e naturalmente le indossano molti altri camminatori, passeggiatori e girovaghi, veneziani o visitatori, tutti con un'aria estroversa e con i riflessi della libertà negli occhi. Le friulane veneziane hanno in sé la bellezza della povertà, quella bellezza che non richiede trucco.